
La terapia I.A.D.C guarisce gli elementi più profondi e dolorosi del lutto e l’associato senso di disconnessione, i pazienti sono in grado di ricordare l’evento in modo più astratto ed emotivamente distaccato.
Non conosco nessun altra tecnica psicoterapeutica che possa dimostrare un cambiamento tanto evidente nella funzione cerebrale e un conseguente marcato passaggio di prospettiva riportato dal paziente stesso.
Dott. Alan Botkin
La perdita di una persona cara genera un dolore profondo, a volte traumatico. Il dolore, in una prima fase acuta, serve a disconnettere dal mondo e a “negare” il fatto di dover vivere senza il proprio caro accanto.
Nel caso del lutto traumatico le persone spesso hanno paura di affrontare un percorso perché temono di dimenticare il proprio caro, come se il dolore in parte servisse a non interrompere la connessione con esso.
Questo dolore però genera vissuti tristi, depressivi e “modi di vivere particolari” dove la mente è costretta in parte a negare l’accaduto e in parte a convivere con la perdita.
Grazie alla ricerca e alla dedizione oggi la I.A.D.C si propone in ambito clinico come una psicoterapia del profondo,
per definizione breve, che consente di elaborare i ricordi traumatici del lutto più dolorosi, e anche a distanza di molti anni consente di arrivare a sentire una profonda pace nel cuore che facilita la ri-connessione con il proprio caro anche in situazioni
di ricordi legati a rabbia o senso di colpa che spesso accompagnano le morti traumatiche.
La durata della psicoterapia I.A.D.C è di due sedute della durata di 2 ore ciascuna, dopo una accurata analisi della condizione psicologica della persona.
La tecnica del Dott. Botkin si fonda su anni di sperimentazione sui lutti complicati e può essere risolutiva del dolore luttuoso, ma anche avviare una psicoterapia proseguendo con l’E.M. D. R. di Francine Shapiro per il trattamento degli aspetti traumatici del lutto e delle sue complicanze sulla vita delle persone e dei familiari.
Dott.ssa Lucia Chiarioni